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FAQs

Q?Ho il cancro: posso essere curato dall’osteopata?
A.

No! L’osteopatia NON cura il cancro, almeno per gli studi scientifici fatti fino ad ora! Gli unici studi fatti fino ad ora, con metodo scientifico, in soggetti con il cancro si sono svolti in pazienti che, a seguito della malattia e dopo l’intervento di asportazione della parte cancerosa, hanno subito piú cicli di chemioterapia. Per tali soggetti, studiati con gruppo di controllo, si è visto un discreto miglioramento della tollerabilità alla chemio e una riduzione dei classici sintomi post terapici come la nausea e il vomito, l’affaticamento e la depressione.

Q?Ho l’ernia al disco e non vorrei operarmi, l’osteopatia può farla rientrare?
A.

No! L’osteopatia può fare molto per migliorare lo stato di dolore, per ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi di infiammazione e ritardare quanto piú possibile l’intervento e, magari, in alcuni fortunati casi, anche evitandolo ma, quando un referto indica la presenza dell’uscita del liquido dal nucleo discale, o si aspetta che questo si disidrati da solo evitando per quanto possibile di sovraccaricare la zona, oppure, se l’ernia pesa insistentemente sulla radice nervosa e rende la situazione insostenibile anche con antinfiammatori e antidolorifici prescritti dal medico curante, è necessario intervenire chirurgicamente.

Quello che di certo l’osteopatia non può fare è “far rientrare l’ernia al disco che si vede in radiografia” ma, casomai, si può intervenire sui carichi del corpo affinchè non vi sia sofferenza della zona interessata dall’ernia, nell’attesa che questa si disidrati definitivamente. Un consiglio: diffidate di chiunque dica che “vi fa rientrare l’ernia” o “vi fa passare l’ernia” a meno che non si tratti di un chirurgo.

Attenzione, inoltre, che ci sono diversi stadi di progressione dell’uscita del liquido intradiscale: solo nello stato piú avanzato si parla di ernia del disco espulsa o migrata. Gli stadi precedenti, quello iniziale di bulging o il successivo di protrusione, sono situazioni meno invadenti che generalmente sono premature per un’intervento chirurgico e che bene vengono trattate dall’osteopata con un riassestamento della fisiologia articolare della colonna e del bacino e il consiglio di piccoli esercizi da fare a casa per ridurre il rischio di peggioramento della situazione.

Q?“Ho la sciatica” è il caso che mi sottoponga a trattamenti osteopatici?
A.

“Ho la sciatica” è un modo comune per definire un dolore acuto e persistente che parte dalla colonna lombare o dalla zona glutea e interessa posteriormente tutta la coscia e a volte il polpaccio fino al piede. Spesso questo dolore è legato ad alterazione della sensibilità dell’arto e, occasionalmente, anche a perdita di forza da parte di alcuni muscoli della gamba. Questi sono segni, però, che delle volte sono assenti.

Questo dolore acuto può generarsi da diverse situazioni, prima fra tutte un’ernia del disco che interessa uno o piú degli spazi intervertebrali tra L3 ed L5. È possibile che si tratti di un’iniziale restringimento dello spazio intervertebrale dovuto ad un trauma o a sforzi lavorativi che ancora coinvolgono la degenerazione dei dischi intervertebrali, con conseguente sofferenza delle radici nervose che da lì dipartono.

È altresì possibile che il dolore sciatico non provenga direttamente dall’origine del nervo ma da un suo restringimento in qualche punto particolare durante il suo percorso: ecco perché ci troviamo a parlare di sindrome del piriforme, non solo come un problema muscolare della zona glutea ma come una difficoltà e problematica che si ripercuote lungo tutto l’arto inferiore.
Capita, inoltre, che la zona posteriore al ginocchio, detta zona poplitea o cavo popliteo, sia responsabile dell’incarceramento di una parte piú terminale del nervo sciatico e presenti, quindi, sintomatologia solo nel territorio piú distale dell’arto.

In tutte queste situazioni, l’osteopata, dopo un’accurata anamnesi del paziente legata ad un attento esame obiettivo, può trovarsi ad intervenire sulla colonna, sul bacino, sul ginocchio o sul piede per ripristinare l’equilibrio che sovraccarica la zona colpita e ne ripristina la fisiologia al fine di ridurre il dolore e migliorare la qualità della vita.

Q?Sono incinta e ho diversi disturbi legati all’aumento del peso ed al cambio di postura, posso sottopormi a trattamenti osteopatici?
A.

Certamente! La crescita del piccolo all’interno del pancione crea un aumento del carico nella parte anteriore del corpo con un continuo cambiamento di baricentro che la futura madre cerca di compensare in svariati modi che, alle volte, le creano dolore. Traumi pregressi della madre, non gestiti nel modo corretto e che in precedenza hanno creato stati di limitazione funzionale del corpo, posso essere ora come ulteriori vincoli all’adattamento del corpo al cambio di baricentro. Ecco perché è importante che la madre sia aiutata nei vari cambiamenti repentini dei nove mesi per ottimizzare la nuova postura ed essere quanto più preparata possibile all’evento del parto.

Q?Esistono controindicazioni al trattamento osteopatico?
A.

L’osteopatia è considerabile come una terapia tendenzialmente dolce in quanto nel suo repertorio di tecniche, solo una percentuale indicativa del 30%  si puo’ associare a tecniche ad alta velocità e bassa ampiezza (tecniche con maggiore rischio per il paziente). L’osteopata, ricco della sua formazione universitaria quinquennale in diversi rami come il trattamento articolatorio, il trattamento miofasciale, il trattamento cranio sacrale ed il trattamento manipolativo, deve saper scegliere quale sia l’approccio idoneo in base al tipo di paziente e al tipo di problema che gli si presenta davanti. Deve soprattutto saper discriminare una problematica di sua competenza e una problematica prettamente di tipo medico tradizionale. Ecco perchè è importante accertarsi di quale sia il percorso formativo della persona alla quale ci si affida riducendo cosí il rischio che il trattamento non sia idoneo al proprio caso.

Q?Dopo un travaglio molto lungo e un parto cesareo dovrei farmi vedere da un osteopata?
A.

Un parto cesareo genera sempre nella madre una cicatrice che, come ogni cicatrice, con il tempo puo’ dare aderenze anche profonde. Si possono in seguito verificare dolori ovarici durante o pima del ciclo mestruale, dolori al tratto lombare della colonna vertebrale o addirittura alterazioni della postura della neomamma che nel tempo possono portare a cervicalgie o mal di testa. Non dimentichiamo che, appena nato, il piccolino richiede molte attenzioni: bisogna sollevarlo e rimetterlo nella culla, cambiarlo di frequente, allattarlo etc… Tutti questi cambiamenti nella madre sono già di per sé alterazioni che possono modificare la struttura del corpo o sollecitare strutture articolari che prima non erano così abituate ad essere stressate e che anche in madri che non hanno subito un parto cesareo possono richiedere l’intervento di un osteopata per ottimizzare i nuovi movimenti! Una donna che ha anche a carico un cesareo a maggior ragione dovrebbe essere seguita da un buon osteopata, per ottimizzare l’elasticità della cicatrice, assicurarsi che non vi siano aderenze degli organi del piccolo bacino, della radice mesentica o limitazioni di mobilità del diaframma pelvico.

Inoltre, sia per le giovani madri che hanno subito un cesareo sia per quelle che hanno subito un’episiotomia laterale o un parto esclusivamente naturale,  viene considerata la postura e l’atteggiamento che la madre assume in funzione del piccolo e delle attenzioni che gli deve dedicare.

Un’ultima cosa: il travaglio lungo, indipendentemente dal tipo di parto, a maggior ragione con l’aggravante del cesareo o dei parti eseguiti con l’ausilio di ventose o altri strumenti, crea anche nel bimbo uno stato di trauma che va valutato dall’osteopata e trattato in modo idoneo per evitare o ridurre nel piccolo inutili e inspiegabili stati di irrequietezza, frequenti coliche, insonnia ed alterazione del ritmo sonno/veglia, ma anche rigurgiti, mal di testa e mal di collo che difficilmente il piccolino saprebbe comunicarci.