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La sessualità in gravidanza e dopo il parto

Fare l’amore durante la gravidanza è di per sé un fatto assolutamente normale. Sempre in condizioni normali il feto non corre rischi perché è protetto dall’utero e dal sacco amniotico. Le piccole contrazioni determinate dall’orgasmo non rappresentano una minaccia, così come non sono dannose la penetrazione e l’eiaculazione maschile.
Paradossalmente proprio durante questi nove mesi alcune donne riescono per la prima volta ad abbandonarsi completamente al piacere e a provare la pienezza dell’orgasmo. Il vissuto della sessualità è l’esperienza più vicina alla gravidanza e al bambino sia a livello fisiologico che a livello emozionale e rappresenta un’importante nutrimento per tutta la triade. L’orgasmo contiene in sé la capacità all’abbandono, alla rinuncia del conosciuto, favorisce l’andare verso l’incognita, l’abbandonare i propri confini e limiti a favore dell’unione come esperienza più profonda. Porta all’unione profonda con la polarità opposta. Porta all’esperienza brevissima dell’abbandono dell’io, del proprio centro e a un’esperienza trascendentale.

L’unione sessuale riprende l’esperienza della unione con la madre nella vita endouterina e rispecchia nel suo ritmo la matrice di unione – separazione- ri-unione, lo stesso ritmo di gravidanza e nascita. La sessualità durante la gravidanza nutre la donna (il tatto è essenziale per la donna gravida) e il bambino. Se la donna è deprivata di un supplemento ulteriore di affetto e contatto, difficilmente lo potrà dare al suo bambino. L’aiuta a vivere ripetutamente esperienze di unione e abbandono. Favorisce in lei l’apertura. Rilassa e scioglie le tensioni psicofisiche. Le dà sostegno e rappresenta una conferma d’amore.

Il bambino in utero, partecipe della sessualità dei suoi genitori apprende amore e tenerezza, entra in contatto con “l’altra metà di sé”, la parte maschile, attraverso la sessualità si sente completo e riceve nutrimento di energia sessuale che è energia vitale. Fiducia, protezione e unione sono i sentimenti che sperimenta.

Se ciò non dovesse bastare, possiamo analizzare due aspetti prettamente fisiologici:

l’aumento di irrorazione fin dai primi giorni di gravidanza degli organi genitali esterni della donna con un netto miglioramento della sensibilità e eccitabilità che non si giustificherebbero se la sessualità in gravidanza non fosse qualcosa di fisiologico se non di auspicabile e consigliato.
Il secondo punto è quello che rappresenta la sessualità dal punto di vista ormonale e specificatamente riguardo alla produzione di ossitocina che giungendo al feto è un messaggio inequivocabile d’amore e un regalo inestimabile da parte dei sui genitori. (Verena Schmid)

Di seguito, uno stralcio dell’intervista di Gabriella Ferrari (ANEP – Associazione Nazionale Educazione Prenatale) a Michel Odent e pubblicata su anepitalia.blogspot.it il 19 ottobre 2007

D. Cosa avviene nella sessualità e nella vita della coppia dopo che il padre ha assistito al parto?
R. E’ difficile rispondere. L’attrazione sessuale è molto misteriosa. Oggi si ha tendenza a scordare il ruolo del mistero nella nostra vita. Non si riesce a conoscere bene colui (o colei ) che si ama. Saperne troppo: è ancora l’antico peccato, che consiste nel consumare il frutto della conoscenza. Sulla stessa pagina della Bibbia si legge che le donne partoriranno con dolore. Lo sviluppo della neocorteccia produce dolore. Negli anni ’70/’80 si davano risposte teoriche che tendevano a dimostrare come questa esperienza condivisa cementasse la coppia e ci fossero meno divorzi. Nella mia esperienza posso dire che esiste un certo tipo di divorzi abbastanza frequente nelle coppie che avevano vissuto insieme il parto, là dove il padre era stato molto attivo (faceva massaggi, detergeva il sudore, incoraggiava, si coinvolgeva etc. ). Spariva l’attrazione sessuale, si separavano ma restavano amici e accudivano bene il bambino.
Nel passato c’erano dei rituali che tenevano occupato l’uomo quando la sua compagna partoriva: sono state descritte decine di couvades. Un secolo fa, quando si partoriva in casa, si chiedeva all’uomo di fare bollire l’acqua per ore: era un modo per fare incanalare le sue energie e le sue emozioni ed allontanarlo dalla donna. Nel passato l’uomo non era mai presente. In tutte le società umane l’uomo non partecipava al parto. Oggi, quando si partorisce in casa, affittano una piccola piscina, molto bene attrezzata ma difficile da costruire. Gli uomini impiegano ore per costruirla e quando è pronta…il bambino è già nato. E’ importante lasciare il posto all’improvvisazione, non fare troppi progetti su come sarà o dovrà essere il parto.

Tratto da: http://www.tuttosteopatia.it/canali/oa/gravidanza-4/la-sessualita-in-gravidanza-e-dopo-il-parto/

Written by Dainese Valentina

Nata a Vicenza nel 1980 ha frequentato l'ITFS S. Bertilla Boscardin di Vicenza prima di trasferirsi a Milano per studiare nella facoltà di Ingegneria Biomedica presso il Politecnico di Milano. In seguito si trasferisce a Pavia e, dopo qualche anno di studio e lavoro occasionale, si iscrive all'Istituto Superiore di Osteoptia (ISO) di Milano, laureandosi nel Marzo 2010. Attualmente è Osteopata laureato alla University of Wales e pratica la libera professione a Pavia, Vicenza e Gallipoli (LE).

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